GLI IDOLI DELLE DONNE
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Il gigolò Filippo è bello come l’ex tronista Francesco Arca, il che lo rende irresistibile alle donne, nonostante appena apre bocca sforni una sequela di frasi fatte e di assortite banalità. Dopo un incidente di macchina però Filippo si ritrova trasformato in un omino bruttarello come Lillo Petrolo, e nessuna vuole più le sue attenzioni. La sua agente Geraldine allora lo spedisce da una sorta di guru di nome Max in perenne ricerca del senso della vita, affinché Filippo impari ciò che serve a conquistare le donne a dispetto del proprio aspetto fisico e a renderle felici. Ma l’ex gigolò sembra essere impermeabile agli insegnamenti di Max: finché l’incontro con Juanita, unica figlia di un boss della droga colombiano, non gli cambierà la vita.
Alla loro seconda prova come registi dopo D.N.A – Decisamente Non Adatti, Lillo e Greg uniscono le forze con Eros Puglielli e confezionano una commedia piena di invenzioni visive, costruita sulla fisicità buffa di Lillo e su una serie di gag verbali tipiche del duo protagonista.
Intorno a loro si muove un mix di nomi della comicità italiana che comprende Corrado Guzzanti nel ruolo del narcotrafficante ispanico, Daniela Piperno in modalità Edna Mode de Gli Incredibili, Marco Mazzocca e Valerio Lundini, più Ilaria Spada nei panni della moglie del boss colombiano e la star del web Maryna in quelli di Juanita.
Come sempre la comicità di Lillo e Greg mantiene una misura di garbo e una ricercatezza superiore a quella della maggior parte delle commedie italiane contemporanee, navigando con una certa agilità le acque pericolose della political correctness e surfando sul body shaming, sui rapporti fra uomini e donne, sulle filosofie esoteriche e su molti luoghi comuni: non solo quelli enunciati a nastro da Filippo, ma anche quelli immancabilmente propinati dalla serialità televisiva alla Narcos o dalle telenovele sudamericane, che dell’ovvietà fanno il loro linguaggio.
Purtroppo però Gli idoli delle donne non raggiunge quell’escalation comica che dovrebbe diventare irresistibile, e l’aver affiancato a Lillo e Greg due trentenni nel team di sceneggiatura, Matteo Menduni e Tommaso Renzoni, non ha contribuito in maniera sufficiente a svecchiare una comicità che ha bisogno di trovare nuova linfa vitale nell’agganciarsi alla contemporaneità. Gli idoli delle donne mantiene una dimensione retrò che se da una parte non scade mai nella volgarità spicciola, dall’altra manca di mordente e di capacità di aggiornarsi al tempo presente.