Il Talento di Mr. Crocodile
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Il prestigiatore Hector P. Valenti è pieno di debiti e a corto di nuove idee per restituire sprint al suo spettacolo, finché non si imbatte in un piccolo miracolo: Lyle, un coccodrillo che canta magnificamente. Peccato che, davanti ad un pubblico pagante, Lyle si paralizzi e non gli esca di bocca nessun suono. Valenti allora lo abbandona nella soffitta di un appartamento newyorkese e va in cerca di denaro. Qualche tempo dopo la famigliola Primm si trasferisce nell’appartamento e il membro più giovane, il timido e spaesato Josh, scopre l’esistenza del coccodrillo. Da allora Josh e Lyle formano una coppia inseparabile, pronta ad affrontare ogni sfida.
Ispirato alla serie di libri per bambini di Bernard Waber, best seller nei paesi anglosassoni, Il talento di Mr. Crocodile è un film per famiglie che ha il sapore dei live action Disney anni Settanta: altamente improbabile, ma tracimante buonumore e possibilità immaginifiche.
Il film parte con il segmento dedicato all’incontro e all’amicizia fra Lyle e Valenti, interpretato da un irresistibile Javier Bardem che mette tutto il suo carisma (e le sue insospettabili capacità canore e danzanti) a favore di camera. La vicenda passa poi nelle mani della famiglia Primm: padre insegnante, madre (acquisita, perché la vera mamma di Josh è morta quando lui aveva solo due anni) cuoca di successo, e preadolescente intento ad inserirsi in una New York immaginaria in cui si muove sotto lo stretto controllo della madre, che geolocalizza ogni suo movimento.
I numeri musicali si susseguono, facendo di fatto di Il talento di Mr. Crocodile un musical in cui il divertimento e la leggerezza fanno da contraltare all’assurdità di una trama partita dalla premessa surreale che un coccodrillo sappia cantare e che possa nascondersi in una soffitta newyorkese (del resto si è sempre detto che “in America i coccodrilli vengon fuori dalla doccia”).
Ma il sottotesto è più complesso di quanto appaia in superficie, ed è da un lato quasi reazionario, dall’altro piacevolmente trasgressivo: infatti scopriremo che il padre è stato demascolinizzato dalla moglie che decide tutto ciò che marito e figlio possono fare, e Lyle dovrà aiutarlo a riscoprire il suo lato animale e la sua aggressività competitiva “virile”; la madre (che è cinese, in omaggio all’inclusività hollywoodiana) è una “nazi vegan” che dovrà tornare ad apprezzare il junk food e accantonare la compulsione al controllo; e Josh finirà per ribellarsi alla cultura della paura che i suoi genitori, troppo protettivi e preoccupati dei pericoli dello stare al mondo, gli hanno inculcato: “Prudente è una parola orrenda”, canta Lyle, che aggiungerà che “niente può essere meno importante di quello che pensano gli altri”.