Candidato a 11 Oscar, Everything, everywhere all at once è un film sorprendente e difficile da definire. Parte come un bellissimo dramma personale e familiare come un film coreano, poi si trasforma in un film fantascientifico che combina arti marziali e salti tra le realtà parallele: una specie di Matrix, ma pieno di un esilarante senso dell’assurdo. In tutto questo la protagonista fa un viaggio che anziché essere la solita gara a chi tira il cazzotto più forte, diventa un viaggio esistenziale tra le possibili identità che possiamo avere, e la libertà di scegliere quale versione di noi stessi incarnare. Ed alla fine del viaggio la scelta di Evelyn non sarà per nulla banale.

Particolarmente sorprendente vedere l’Academy, la stessa istutuzione che ha sempre premiato i colossal epici basati sull’esaltazione del militarismo “giusto e pio” degli USA, assegnare invece due nomination eccellenti (Miglior Film, Migliore sceneggiatura originale) ad un titolo che è un incredibile e commovente inno alla de-escalation, alla conciliazione ed alla comprensione delle ragioni dei nostri peggiori nemici.

Un film che vi sorprenderà. E molto probabilmente commuoverà.