TAR
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Lydia Tár, prima donna di sempre a dirigere l’orchestra dei Berliner Philharmoniker, si trova al centro di polemiche sull’abuso di potere esercitato nel proprio ruolo e sulla richiesta di favori sessuali fatta a delle dipendenti in cambio di riconoscimenti professionali. In particolare, dopo il suicidio di una sua ex assistente, Krysta, cominciano a circolare prove e video compromettenti, probabilmente diffusi da membri del suo stesso staff.
Un incipit senza mediazioni ci catapulta nell’intimità della protagonista e ci illustra il modus operandi del regista Todd Field: una conversazione rubata, una chat privata tra l’assistente di Tár, Francesca Lentini, e un’interlocutrice dall’identità sconosciuta.
Il contrasto di ammirazione e risentimento, amore e odio, bisogno di attenzione e insieme desiderio di vendetta che circonda la direttrice d’orchestra è già evidente dai primi frame, così come l’intento di Field di mescolare audacemente linguaggi differenti e contrastanti. Le conversazioni su smartphone e le escursioni su YouTube si mescolano a sequenze che appartengono a un cinema più classico e tradizionale, mentre le incursioni verso un’estetica quasi sperimentale caratterizzano le fratture della narrazione, i momenti di climax in cui la psiche di Lydia è messa a dura prova dalle sfide che le si pongono davanti.