YUKU E IL FIORE DELL’HIMALAYA
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In un castello sorvegliato da un grosso gatto vanesio, la simpatica topolina Yuku accetta controvoglia di aiutare la mamma a recuperare cibo e adora piuttosto ascoltare con le sorelline le letture dell’amatissima nonna, che di solito accompagna con il suo ukulele. Dopo un attacco del gatto e il ferimento della nonna travolta dal crollo dei libri della biblioteca, Yuku si mette in viaggio per raccogliere il magico fiore dell’Himalaya, che si nutre di luce pura, e salvare così la nonna dall’oscurità eterna. Yuku ripercorre così i passi della sua storia preferita e vive un’avventura irta di ostacoli e pericoli, durante la quale è aiutata dagli animali incontrati per strada e dalla musica del suo ukulele.
Rémi Durin, coregista del film con Arnaud Demuynck, è il fondatore dello studio d’animazione L’Enclume Animation, da anni attivo nella produzione e nella formazione, e con questo piccolo e grazioso film ha realizzato una sorta di manifesto. Il tratto dei disegni di Yuku e il fiore dell’Himalaya è leggero e stilizzato, lontano sia dalla cupezza di racconti più complessi, sia dall’inconsistenza del digitale. Nonostante ciò, è preciso nelle ambientazioni (soprattutto nella prima parte ambientata nel castello) e tende via via sempre più all’astratto, rappresentando il viaggio fantastico di Yuku con colori netti e accesi (arancioni, blu scuro, rosso, giallo) che creano atmosfere irreali, distese eppure al tempo stesso movimentate.